Santa Caterina da Genova
anta Caterina nacque a Genova nel
1448 e fu dotata da Dio di grandi grazie
mistiche. Della sua esperienza personale
di purificazione nacque il celebre «Trattato
del Purgatorio». Ne riportiamo il testo:
faccia maggior afflizione del suo ordinario.
Ma hanno un tanto contento di essere
nell’ordinazione di Dio, e ch’egli adoperi
tutto quello che gli piace, e come gli piace,
che di lor medesime non possono pensare
con maggior loro pena. E solamente
veggono l’operazione della divina bontà,
la quale ha tanta misericordia all’uomo
per condurlo a sé, che di pena o di bene
che possa accadere in proprietà, non si
può da esse niente vedere; e se’l potesser
vedere, non sarebbero in carità pura.
Non possono vedere altresì che sieno in
quelle pene per li loro peccati, e non
possono tener quella vista nella mente;
imperciocché ciò sarebbe una imperfe-
zione attiva, la qual non può essere in
detto luogo, perché non vi si può attual-
mente più peccare. La causa del
Purgatorio che hanno in loro, la veggono
una sol volta nel passare di questa vita:
e poi mai più non la veggono; perché
altrimenti vi sarebbe una proprietà.
«1. Quest’anima santa ancora in
carne, trovandosi posta nel Purgatorio
dell’ affocato divino Amore, il quale tutta
la bruciava e purificava di quanto era in
lei da purificare, acciocché, passando di
questa vita, potesse esser presentata
innanzi al cospetto del suo dolce Amore
Iddio, per mezzo di questo amoroso
fuoco, comprendeva nell’anima sua come
stavano l’anime de’ fedeli nel luogo del
Purgatorio, per purgare ogni ruggine e
macchia di peccato, che in questa vita
ancora non avessero purgato. E così
come essa posta nel Purgatorio amoroso
del divin fuoco stava unita a esso divino
Amore, e contenta di tutto quello ch’egli
in lei operava, così comprendeva delle
anime che sono nel Purgatorio. E diceva:
2. L’anime che sono nel Purgatorio
(secondo che mi par comprendere) non
possono avere altra elezione che di essere
in esso luogo; e questo è per l’ordinazione
di Dio, il quale ha fatto questo giustamente.
Né si possono più voltare verso se
stesse, né dire: Io ho fatto tali peccati per
li quali merito di star qui. Né possono
dire: Io non li vorrei aver fatti, perché me
n’andrei ora in Paradiso. Né dire: Quegli
n’esce più presto di me; ovvero: Io n’uscirò
più presto di quello. Non possono avere
alcuna memoria propria, né d’ altri pari-
mente, in bene o in male, che in loro
3. Essendo perciò quell’anime in
carità, e da quella non potendo più
deviare con attual difetto, non possono
più volere né desiderare se non il puro
volere della pura carità; ed essendo in
quel fuoco purgatorio, sono nell’ordina-
zione divina. La qual’ è carità pura; e non
possono più in alcuna cosa da quella
deviare, perché son private così di
attualmente peccare, come il sono di
attualmente meritare».
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