Serva di Dio Madre Maria Costanza Zauli
el
Diario
della Serva di Dio Madre
Maria Costanza Zauli troviamo delle
esperienze spirituali di grandissimo valore
e intensità. Ella stessa le racconta con molta
gratitudine e riconoscenza nei confronti
di Dio. Leggiamo quando alla Madre
apparve suo padre che le annunciava di
essere salito al Cielo: «Entrò nelle divine
permissioni il vedermi ridotta – nel
gennaio 1940 – ad una quasi assoluta
immobilità, necessaria (come mi fece
comprendere il Signore) per la Chiesa e
per la povera umanità, ma anche per
accumulare, per le mie figliole presenti e
future, quel deposito di grazia, dal quale
poter attingere quando non avrebbero
più avuto il sostegno che loro lasciava
al presente.
Non ero sola a soffrire in quel
tempo; altre piccole ostie erano già
segnate dall’impronta del sacrificio e,
proprio in quel periodo, una di esse,
Suor Maria Chiara della Santissima
Eucaristia, superò una crisi pericolosa che
fu tuttavia come l’annuncio a dispormi
al prossimo dolorosissimo strappo. Già
da diversi anni quella benedetta figliola,
minata da una grave infermità che nel
fiore degli anni l’andava gradatamente
paralizzando, sosteneva eroicamente e
serenamente un vero martirio.
Ed ecco che il 18 febbraio 1940
dovetti vederla rendere l’anima a Dio…
Mi sentii come strappare qualcosa della mia
vita, e sperimentai al vivo la sofferenza
dell’Addolorata ai piedi della Croce.
Quale forte vincolo è quello della
maternità spirituale! Più forte, direi, di
quello del sangue.
Fui confortata dalle parole di Gesù:
“Ho colto il mio giglio nel momento
della sua perfetta fioritura, attratto dal
suo profumo. Non è con la tristezza e col
pianto che desidero mi vengano offerte
le mie candide spose! ”.
Mentre la salma stava per lasciarci, lo
spirito di Sr. M. Chiara mi consolò facendomi
intendere che l’anima sua era nella luce
dell’Eucaristia e aveva avuto il compito di
rafforzare, col suo, il canto d’amore delle
piccole Ancelle Adoratrici. Queste erano
stille di balsamo, ma la mia sofferenza
rimaneva quanto mai sentita e profonda.
Dopo un mese appena dalla dipartita
della prima colomba dall’Arca, un altro
strazio: la morte del mio amatissimo babbo.
Prova durissima per il mio cuore. La grazia
mi sostenne e riuscii a dominare la mia
sensibilissima natura, che niente aveva
mai sperimentato di simile.
Durante la ricreazione, parlai di vari
ricordi edificanti lasciatimi dal mio ottimo
babbo. Mi fu allora ancor più difficile
trattenere il pianto, vedendo brillare le
lacrime negli occhi di quante seguivano
attente e commosse il mio racconto.
Ebbi però il supremo conforto di
vedere, in seguito, lo spirito del babbo
mentre stava per entrare in Paradiso:
“Vengo a ringraziare te e queste
anime buone per avermi affrettato il
possesso dell’eterna felicità! ”».
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