La Beata Maria Celina della Presentazione della Beata Vergine Maria (al secolo: Giovanna Germana Castang) nacque a Nojals, piccolo villaggio della Dordogna (Francia), nei pressi di Périgord, il 24 maggio 1878, quinta dei dodici figli dei coniugi Germano Castang e Maria Lafage, poveri coltivatori dei campi ma esemplari testimoni del Vangelo. Fu battezzata nello stesso giorno della nascita e posta sotto la protezione della Madre del Signore, celebrata in quel giorno con il titolo di Ausiliatrice.
Nel 1882, a soli quattro anni, per aver giocato imprudentemente con i suoi fratelli nell'acqua gelida del ruscello Bournègue, poco distante dalla casa, fu colpita dalla poliomielite, che la privò dell'uso della gamba sinistra. Da quel momento, per tutti, Giovanna Germana fu "la boîteuse".
Nonostante la sua anomalia, la fanciulla non si chiuse in se stessa, ma si rese disponibile nel disbrigo delle faccende domestiche e nella cura dei fratelli e delle sorelle minori. Iniziò a frequentare la scuola del paese, diretta dalle Suore di San Giuseppe d'Aubenas, mostrando una intelligenza viva e un carattere gioviale e iniziò pure a partecipare alle attività parrocchiali. Purtroppo, a partire dalla primavera del 1887 una serie di prove e di eventi luttuosi si abbatté sulla famiglia Castang, tra cui gravi difficoltà economiche, che determinarono l'abbandono della bella casa e il trasferimento in un alloggio di fortuna, nella località chiamata Salabert, in campagna.
Nell'estrema indigenza in cui venne a trovarsi la famiglia, Giovanna Germana, che contava appena dieci anni, seppe dimostrare una generosità e una compassione straordinaria per la sua età: si rendeva utile in ogni modo per alleviare il disagio dei suoi cari, mostrandosi servizievole e gioviale.
Un triste giorno poi, quando la dispensa non ebbe più nulla da offrire, seppe vincere l'amor proprio, e andò a questuare per il villaggio il vitto necessario alla famiglia. A queste difficoltà materiali si aggiungeva la pena di dover abbandonare la scuola e di non poter più frequentare quotidianamente
la chiesa parrocchiale, troppo lontana da raggiungere. Desiderosa di risparmiare alla famiglia altre sofferenze, determinò infine di offrirsi vittima al Signore: il cielo sembrò gradire quel giovane olocausto perché di lì a poco il papà riuscì a trovare un modesto lavoro e a trasferirsi, nell'autunno 1890, con la famiglia a Bordeaux.
Nella speranza di ovviare alla grave menomazione al piede, il 7 febbraio 1891, Giovanna Germana fu ricoverata presso l'ospedale infantile di Bordeaux per essere sottoposta ad intervento chirurgico. Accolse la prova con "angelica pazienza", sopportando le sofferenze dell'operazione. Nei cinque mesi di degenza, come testimoniarono le Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli, infermiere dell'ospedale, fu un modello di amabilità e di rassegnazione, prestando piccoli servizi agli altri ammalati. Nel giugno 1891, mentre lentamente recuperava la salute, Giovanna Germana sperimentò un nuovo dolore, perché due dei fratelli più piccoli si ammalarono gravemente di febbre infettiva e morirono.
Nel mese di luglio 1891, ancora convalescente, la Beata faceva il suo ingresso nell'Istituto "Nazareth" di Bordeaux, diretto dalle Suore di Gesù-Maria di Le Dorat, e che accoglieva ragazze in difficoltà, per ricevere quelle cure che la famiglia non poteva più offrirle. Fu quello un periodo fecondo della sua vita, durante il quale iniziò a discernere con più chiarezza la volontà di Dio su di lei. Il 12 giugno 1892 si accostò per la prima volta alla comunione eucaristica con straordinaria devozione e nel successivo mese di luglio ricevette la cresima dal Card. Lecot nella cattedrale di Bordeaux. Già a quel tempo Giovanna Germana dava l'impressione di vivere costantemente alla presenza di Dio, compiendo con esattezza quanto le veniva affidato nel lavoro e trasmesso nello studio.
Sul finire di quell'anno altri lutti vennero a provare ulteriormente la famiglia e a purificare col dolore il cuore dell'adolescente. Il 29 dicembre 1892, la mamma Maria Lafage, per l'improvviso aggravarsi di un'ernia trascurata, morì. Otto giorni dopo, anche il fratello maggiore Luigi, tornato dall'esercito affetto da tubercolosi, dopo essere stato amabilmente assistito da Giovanna Germana, venne a mancare. In questa duplice prova fu ammirevole lo spirito di fede della Beata, vero angelo consolatore del padre e dei suoi cari.
Rimasta ad accudire le due sorelle più piccole, Lubina e Lucia, che aveva condotto con sé all'istituto Nazareth di Bordeaux, Giovanna Germana, andava ormai orientandosi verso una completa donazione al Signore. Quando, nel 1893, le suore di San Giuseppe d'Aubenas, Congregazione alla quale apparteneva la sorella maggiore Lucie, con il nome di Sr. Maria di San Germano, si offrirono per accogliere nel loro educandato le due piccole orfane, la Beata fu libera di pensare a se stessa, perseguendo il proprio ideale di consacrazione.
Le sue prime richieste si indirizzarono presso le clarisse di Bordeaux e poi verso le Suore di Gesù-Maria di Le Dorat, ma entrambe furono respinte, a motivo della sua claudicazione e della giovane età. Rimase dunque presso l'educandato "Nazareth" fino al compimento del diciassettesimo anno, attendendo pazientemente il giorno stabilito da Dio.
Il 6 aprile 1896, lunedì di Pasqua, dopo aver visitato con grande devozione il Santuario di Notre Dame de Talence, chiese un colloquio con le clarisse del vicino monastero "Ave Maria", che conquistate dalla sua straordinaria umiltà e dall'amabilità del suo carattere, promisero di accoglierla, nonostante la sua menomazione fisica.
Il 12 giugno 1896, Festa del Sacro Cuore, fece il suo ingresso come postulante. Era la meta a cui aveva aspirato fin da bambina, e alla quale il Cristo la aveva condotta per mano, anche attraverso l'esperienza della sofferenza.
Dopo cinque mesi di probandato, il 21 novembre 1896, festa della Presentazione al tempio della Vergine Santissima, a 18 anni, Giovanna Germana vestiva l'abito francescano e assumeva il nome religioso di Suor Maria Celina della Presentazione della Beata Vergine Maria. Ancora una volta, come nel giorno del battesimo, la vita di quest'umile creatura era affidata alla materna custodia della Madre di Dio.
"Lasciando le vesti del mondo, pregherò Gesù di bandire ogni pensiero inutile dal mio cuore e di darmi lo spirito religioso; indossando l'abito di clarissa, pregherò lo Sposo mio di rivestirmi dello spirito della mortificazione, della rinuncia e della penitenza; cingendomi del cordone. Gli chiederò di liberarmi dalla falsa libertà e di unirmi a sé con le catene del suo santo amore; mettendomi il santo velo, Lo supplicherò di nascondermi alla vista delle creature. Io voglio vivere nascosta in Dio".
Questi propositi, che la Beata tracciò nel piccolo quaderno di note personali, alla vigilia della sua vestizione, furono da lei luminosamente vissuti nei mesi di noviziato. Nel chiostro Sr. Maria Celina restò fedele alle sue antiche abitudini di carità, alle quali già si era esercitata nel mondo, moltiplicando i piccoli gesti di servizio e di abnegazione a favore delle sue sorelle, ma soprattutto progredì nella via dell'umiltà, della mortificazione e del nascondimento.
La salute della giovane novizia cominciò, però, ben presto a declinare. L'infermità, manifestatasi in una grave forma di tubercolosi, rivelò la grandezza della sua fede e la ferma volontà di voler completare nel suo fragile corpo quanto ancora manca alla Passione di Cristo, a vantaggio del suo Corpo che è la Chiesa (cfr Col 1, 24). Scriveva nel suo diario a pochi giorni dalla preziosa morte: "Non gradisci olocausto né vittima: eccomi! Sono venuta per prendere la croce. Mi offro vittima come Gesù... fino a questo momento ho sacrificato tutto: affetti, pensieri... dovrò ora essere meno generosa? Oh, no! Eccomi: tagliate bruciate amputate fate di me ciò che gradite, purché il mio amore per voi aumenti sempre più e più! Solo questo chiedo!".
Il 30 maggio 1897, dopo 190 giorni dal suo ingresso nel noviziato, emessa la Professione religiosa "in articulo mortis", Suor Maria Celina faceva il suo ingresso trionfale nell'eternità dei Santi. Nell'ultimo biglietto scritto alla sorella suora aveva confidato: "Mia piccola cara sorella, son ben contenta che presto apprenderete la notizia della mia morte, ...state ben tranquilla, ...il giorno della mia morte sarà per me il più bello...". Nello stesso anno sarebbe morta a Liseux la "piccola" Teresa di Gesù Bambino, sua conterranea, anch'ella fattasi dono di amore per la vita dei fratelli.