S
anta Zita
1218-1278
Figlia di poveri contadini, nacque a
Monsagrati vicino a Lucca. La grande povertà
in cui versava la sua famiglia, la spinse a soli
dodici anni ad andare a lavorare in casa della
nobile famiglia Fatinelli. Per la sua grande
bontà e generosità, si fece subito apprezzare da
tutti. Morì in quella casa nel 1278.
I poeti Fazio degli Uberti e Dante la
ricordarono nelle loro opere, legando il suo
nome alla città di Lucca, città di cui la Santa
è patrona, oltre ad essere patrona delle
Governanti e delle Guardarobiere.
Per le sue capacità e virtù Zita fu
preposta dai suoi padroni alla cura di tutta la
famiglia. Una mattina era andata a fare la
restituirgliela, perché non era la sua. Alla
fine della Messa, Zita restò a lungo in preghiera.
Quando uscì era ormai l’alba: il poverello
non c’era più e con lui era sparita anche la
pelliccia. Zita non pensò tanto ai rimproveri
della padrona, ma provò un grande senso di
colpa per aver fatto attendere troppo il pove-
rello. Tornò a casa e venne inevitabilmente
Santa Comunione nella vicina chiesa di
San Frediano e nel ringraziamento era stata
così fervida che aveva perso la nozione del
tempo. Era quello il giorno in cui doveva
fare il pane. Corse a casa tutta preoccupata per
recuperare il tempo perduto, aprì la madia
e scoprì con sua grande meraviglia che la
farinata era già stata impastata e si doveva
solo metterla in forno a cuocere. Cercò,
interrogò, chi fosse stato a fare ciò ma
invano. Il Signore allora le rivelò che il pane
lo avevano impastato gli Angeli in sua vece.
Una sera S. Zita si stava preparando
per la Messa di Natale. Era caduta abbondante
neve a Lucca e siccome Zita aveva donato ai
poveri tutti i cappotti che possedeva, la sua
padrona insistette perché indossasse la sua
pelliccia. La Santa, prima di entrare nella
chiesa di San Frediano, vide un poverello
seduto sui gradini che moriva dal freddo. Gli
diede allora la pelliccia pregandolo però di
rimproverata dalla padrona. Verso l’ora di
pranzo si udì bussare alla porta: era il poverello
che portava il manto impellicciato. Quando
egli stava per andare via una luce abbagliante
inondò la sala. Tutti rimasero stupiti. Una
gioia mai provata prima pervase i loro animi.
Quel poverello era proprio l’Angelo custode
di Santa Zita.
Narra un antico manoscritto che un
anno la carestia colpì duramente la città di
Lucca, per cui il grano costava moltissimo a
causa dei profittatori. Zita, dopo aver dato,
una mattina, tutto il pane ai poveri, e non
sapendo come fare per sfamare altri poveri
che si presentavano a casa Fatinelli, diede
loro il contenuto di un cassone di fave che
il suo padrone doveva vendere. Quando il
padrone le ordinò di verificare il contenuto
e di consegnarlo all’acquirente, Zita, confi-
dando nella Provvidenza, lo aprì e vide che
il cassone era ancora pieno.