S
an Pietro da Verona
1205-1252
Pietro
nasce a Verona da una famiglia
eretica intorno al 1200. All’università di Bologna,
Pietro fu affascinato dalla parola del Predicatore
castigliano e decise di entrare nell’Ordine
domenicano. Innumerevoli furono le conversioni
operate dalla sua attività instancabile.
Nominato Inquisitore per la
Lombardia (1242) vide concentrare su di
sé l’odio implacabile degli eretici: un loro
sicario lo assassinò il 6 aprile 1252 sulla
strada tra Como e Milano (presso Seveso).
Innocenzo IV lo canonizzò undici mesi dopo
il martirio. Nessun elogio può paragonarsi
a quello che troviamo nel «Dialogo della
Divina Provvidenza» in cui Gesù comunica
Deum”. Il suo cuore ardeva nella fornace
della mia carità, e perciò non rallentò il
passo voltando il capo indietro quando capì
che doveva morire – prima che morisse,
infatti, Io gli rivelai la sua fine – ma, come
vero cavaliere privo d’ogni timor servile, uscì
allo scoperto, sul campo di battaglia» .
La vita di Pietro da Verona fu scritta
qualche anno dopo la sua morte da uno dei
a Santa Caterina da Siena le seguenti parole
(n. 158): «Guarda anche Pietro vergine e
martire che con il suo sangue portò luce fra
le tenebre di tante eresie: egli odiò l’eresia
tanto da esser pronto a lasciarvi la vita. E
mentre visse, sua cura continua fu quella di
pregare, predicare, disputare con gli eretici
e confessare, annunziando la verità e propa-
gandando la fede senza alcun timore. E non
solo durante la sua vita, ma anche in punto
di morte; onde, mentre stava per morire,
venendogli meno la voce e mancandogli
l’inchiostro, intinse il dito nel proprio
sangue: ma non ha carta, questo glorioso
martire, e perciò si china e scrive in terra
confessando la sua fede, cioè il “Credo in
suoi vecchi compagni di apostolato, fra
Tommaso da Lentini, priore e fondatore
del convento di Napoli, che diede l’abito a
San Tommaso d’Aquino. Spesso numerose
folle di fedeli lo raggiungevano per ascoltare
le sue prediche. Un giorno, quando la folla
che si era radunata era diventata insolitamente
grande, il Santo fu obbligato a predicare fuori
dalla porta del Convento. Il diavolo allora
indispettito, assunse l’aspetto di un grande
cavallo nero che cominciò a galoppare verso
la folla spaventando tutti. I testimoni nel
processo del Santo scrivono che «il Santo,
senza perdersi d’animo, fece il segno della
croce e il cavallo sparì lasciando un intenso
fumo nero».