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eata Camilla Battista Da Varano
1458-1524
Camilla Battista Da Varano è figlia di
Giulio Cesare Da Varano, signore di Camerino
nel Quattrocento, e di una sua concubina.
Nonostante viva fin da piccola a
corte fra agi e ricchezze, a 23 anni decide di
ritirarsi in convento tra le clarisse di Urbino
prima e nel monastero di Santa Maria Nuova
a Camerino poi, fatto restaurare da suo
padre inizialmente fortemente contrario
alla sua scelta. Di lei ci sono pervenuti alcuni
scritti. In alcuni di essi Camilla descrive le
sue esperienze angeliche. Spesso gli Angeli
le apparivano sotto forma di adolescenti
vestiti di bianco , con le ali d’oro, e l’aiutavano
a scoprire le furbizie dei demoni, difendendola
con le loro spade di fuoco contro gli assalti
diabolici, consolandola quando veniva buttata
mezza morta nel pavimento della sua cella.
Fra gli scritti meritano particolare attenzione
i Ricordi di Gesù (1483); la Lauda della visione
di Cristo (1479-1481); la Vita spirituale (1491),
un’ autobiografia della beata dal 1466 al
1491, considerato un gioiello di arte e di vita
interiore. In quest’ opera la Beata descrive
come due Serafini le erano apparsi perché
incaricati dal Signore di aiutarla a realizzare
nella sua anima le misteriose operazioni
dell’amore unitivo che così ci descrive: «Due
angeli vennero da me, vestiti con degli abiti
bianchi splendenti che avevo visto indossare
solo da Gesù. Avevano delle ali d’oro. Uno
di essi prese la mia anima dalla parte destra,
l’altro dalla parte sinistra, e la elevarono
nell’aria, adagiandola presso i piedi crocifissi
del Figlio di Dio fatto uomo. Questo stato
durò per circa due mesi quasi continuamente;
mi sembrava di camminare, parlare fare quello
che volevo, privata però della mia anima.
Questa rimaneva là dove l’avevano posta i
due Angeli che mai l’abbandonavano». Al
termine di questa esperienza, la Santa
Clarissa fu così istruita da questi Spiriti Celesti:
«Mi dichiararono che essi erano
così intimi con Dio che Dio non si separava
mai da loro. Mi spiegarono inoltre che i
Serafini erano talmente uniti ai Cherubini
che nessuno di essi poteva mai andare senza
l’altro verso un’ anima».
Merita comunque di essere ricor-
dato il suo capolavoro di spiritualità che è
senza dubbio il Trattato dei dolori mentali di
Gesù Cristo Nostro Signore (1488): in esso la
Beata non fece altro che tradurre per iscritto
quanto aveva ricevuto per rivelazione sulle
pene interiori di Gesù agonizzante, che le
disse: «Va e scrivi quelli dolori mentali della
Passione che tu sai».
Qui la Varano ci fa partecipi di
un’esperienza mistica straordinaria dove
si rivela una vera maestra di spiritualità,
una guida per raggiungere la perfezione
attraverso la contemplazione. In quest’opera
insiste particolarmente sulla preghiera,
scrivendo un vero e proprio metodo, e sul
culto della Passione di Cristo.