S
an Secondo
III-IV
secolo
La leggenda
ci tramanda che Secondo,
di nobili origini romane, forse appartenente
alla famiglia dei “Vettii” o della “Gens Licinia”,
era un idolatra fervente e grande amico
di Saprizio, prefetto delle Alpi Cozie.
Iniziato al Cristianesimo da Calogero
(che era detenuto nelle carceri astigiane),
partì poi con Saprizio per un viaggio verso
Tortona e proprio durante il tragitto accad-
dero prodigi eccezionali. Accolto a Tortona
da Marziano, vescovo della città, venne da
questi esortato a persistere sulla via della
conversione e della carità, e ad andare a
Milano presso i confessori Faustino e Giovita.
Secondo, giunto a Milano, ebbe la benedi-
zione di Giovita che lo invitò a portare il
Sacramento dell’Eucaristia a Calogero e
Marziano. Ritornato a Tortona, Secondo riuscì
ad entrare nelle prigioni in cui Marziano era
stato nel frattempo rinchiuso da Saprizio
che lo aveva anche già condannato a morte;
qui Secondo gli rimase accanto per tutta la
notte e il giorno seguente, dopo il supplizio,
ne seppellì il corpo. Saprizio, resosi conto
della conversione di Secondo al Cristianesimo,
cercò di convincerlo a rinunciarvi, dapprima
con le lusinghe e poi con la forza: Secondo,
nonostante le torture subite, rimase irremo-
vibile nella sua scelta.
San Pietro e borgo San Lazzaro, presso il rio
Valmanera, fu respinto e allontanato dalla
popolazione che aveva invocato con fervore
la protezione della Vergine e di San Secondo.
Questa vittoria fu attribuita proprio all’inter-
cessione divina e in particolare all’aiuto
del Santo patrono Secondo. L’importante
vicenda fu raffigurata nell’affresco tuttora
visibile nella parete destra del coro della
collegiata a lui dedicata.
Saprizio allora lo condannò a morte
ma, durante la notte precedente il supplizio,
Secondo fu liberato da un Angelo mandato
dal Cielo e trasportato ad Asti, nel carcere dove
già si trovava Calogero. Saprizio, scoperta la
fuga, tornò ad Asti, mandò Calogero ad
Albenga, dove venne martirizzato, mentre
Secondo, il 30 marzo del 119 d.C., venne
portato all’esterno delle mura astigiane e
decapitato. La leggenda narra ancora che
il Santo fu sepolto sul luogo in cui fu ucciso
e che qui sorse in seguito la chiesa a lui
dedicata. A prova della benevolenza del
Santo si deve ricordare la liberazione della
città dall’assedio minacciato nel 1526 dal
condottiero Fabrizio Maramaldo, al servizio
dell’imperatore Carlo V, al tempo comandante
del presidio di Alessandria. Quest’ultimo
infatti, avendo tentato di entrare tra porta