B
eata Elisabetta Canori Mora
1774-1825
L’esperienza spirituale
della Beata Elisabetta Canori Mora riguardo
agli Angeli è ricca di episodi.
Nella sua
Autobiografia
scrive: «Mi
venivano mostrate le ricchezze celestiali:
oh, come la povera anima mia desiderava il
potervi andare! Ma non vi era strada che
là mi conducesse. Piena di desiderio di
andarci, porgevo le più ferventi suppliche
all’Altissimo. Rivolta a San Michele, lo pregavo
di condurmi là, benché mi riconoscessi
indegna e mi affidai ai meriti del mio caro
Gesù, sperando di ottenere la grazia. In
questo tempo vidi apparire molti Angeli che,
per comando di Dio, alzarono un magnifico
ponte attraverso cui la povera anima mia
poté entrare. Accompagnata dall’Arcangelo
al suo amore. Pregavo il mio Angelo
custode, che vedevo tutto ammirato per la
degnazione di questo Dio verso la povera
anima mia e pregavo i tre santi Angeli, che
mi conducono, mi ammaestrano, pietosi si
interpongono, quando sono manchevole verso
il mio Dio». In un’altra visione sperimenta la
presenza degli Angeli quali esecutori del
volere e della misericordia di Dio: «Ecco, in
lontananza, vedo tre messaggeri celesti che
verso di me si approssimavano e mi invitavano
ad andare con loro verso il presepio. Vedo il
Bambino: in povera culla giaceva, accanto
alla sua santissima Madre. Lo splendore del
e da molte schiere angeliche, e così piena di
gaudio, entrai nella Terra di Beatitudine. I
santi Angeli mostravano grande stupore per
vedermi tanto favorita da Dio; la loro ammi-
razione rendeva al povero mio spirito una
profondissima umiltà. Appena posi i piedi
in questo luogo, mi fu dal mio buon Dio
comunicata una purità angelica, che rendeva
il mio spirito puro e semplice come una
colomba. In questo tempo il mio spirito,
provava gli effetti più vivi di contrizione,
di umiliazione, di amore. Vi era un albero
bellissimo, che simboleggiava la Santissima
umanità di Gesù Cristo, dunque mi abbracciai
fortemente a questo. Era tanta la gioia che
provava il mio spirito, che ero desiderosa di
mai più disunirmi da questo prezioso albero
di Vita Eterna e mi raccomandavo al mio
Signore Gesù Cristo, che con pesanti catene
mi legasse strettamente, giacché la mia fragi-
lità mi faceva dubitare di stare sempre unita
suo volto riempiva il mio cuore di mille
affetti, ma, riconoscendomi affatto indegna,
non ardivo di entrare, ma mi trattenevo fuori
di questo luogo e domandavo perdono,
pietà, misericordia… Somma confusione
provai mentre, ai replicati inviti di quel
divino Infante, dovetti tanto inoltrarmi,
perfino avvicinarmi alla culla… Mi avvicino
dunque alla sacra culla, e con sommo mio
stupore, la vedo tutta piena di sangue. Do in
dirotto pianto, per vedere il mio caro Gesù
appena nato tutto intriso nel proprio sangue.
Ah, Gesù mio, e chi vi ha ridotto in questo
stato? Le offese dei suoi nemici, gli oltraggi
dei suoi ministri gli cagionavano questo
affronto, appena nato. Sono stata sorpresa
di sommo dolore e procuravo di offrire i
meriti di tutti i Santi, particolarmente i meriti
di Maria Vergine santissima sua cara Madre».