Y
vonne-Aimée de Malestroit
1901-1951
Madre Yvonne Aimée
è una religiosa che ha vissuto a Malestroit dal 1927
al 1951. Eroina della resistenza, fu decorata
a più riprese anche dal generale De Gaulle.
Salvò molti patrioti durante la
guerra. Nel 1943 fu arrestata dalla Gestapo
e liberata miracolosamente dal suo Angelo
custode. Muore il 3 febbraio 1951 durante
un viaggio in Africa a causa di un’emorragia
cerebrale. Fu una mistica straordinaria.
Padre Labutte riporta nella sua
biografia di come Madre Yvonne fosse
capace di ritrovare le Ostie che erano state
rubate o profanate. «Tutto era cominciato
nel 1923. Era ancora ragazza ed assisteva alla
Messa presso la chiesa di Notre Dame des
volte invece veniva avvertita in modo sopran-
naturale. L’episodio legato a la Bradière è
assai significativo. Era il 16 settembre del
1941. Yvonne si trovava con noi in vacanza
per qualche giorno. Dopo pranzo andammo
a camminare nel piccolo boschetto. Yvonne
volle però rimanere a pregare da sola e noi
ci allontanammo per un pò. Verso le ore
16 cominciammo a sentire Yvonne che si
lamentava come se stesse assistendo a qual-
cosa di orribile. Dalle poche parole che
riuscii ad udire capii che stava assistendo alla
Victoires. Aveva notato un uomo che prima
di comunicarsi aveva nascosto l’Ostia nella
sua borsa e se n’era andato velocemente. La
giovane Yvonne, che aveva una fede immensa
nella presenza reale del Signore nell’Eucaristia,
fu sconvolta da quella profanazione. Fece
delle ricerche per due giorni e finalmente
ritrovò quell’uomo assieme all’Ostia. Fu l’inizio
delle sue ricerche di Ostie profanate sia a
Parigi che nei dintorni. Una volta si recò fino
a Colonia per cercare un’Ostia profanata. A
volte riusciva da sola ad indovinare i luoghi
in cui erano state profanate delle Ostie, altre
profanazione di un’Ostia. Mi spiegò che
due uomini stavano pugnalando un’Ostia
consacrata con un punteruolo e da questa
aveva cominciato a fuoriuscire sangue. La
vidi allora invocare il suo Angelo custode
e dirgli queste parole: “Vammi a cercare
quell’Ostia, il mio amore la reclama!”. Un
istante dopo ci passò davanti un essere lumi-
noso con in mano qualcosa di bianco che
sanguinava che posò sul ramo di un pino. …
prendemmo allora la macchina fotografia
e facemmo la foto all’Ostia».