S
ant’Alfonso Maria de’ Liguori
1696-1787
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
nasce a Marianella nel 1696, da una nobile famiglia
partenopea. Dopo aver conseguito il dottorato
in Giurisprudenza nel 1713 esercita la professione
di avvocato. Quando perde la causa tra il principe
Orsini e il Granduca di Toscana, Cosimo III
de’ Medici decide di abbandonare il mondo
e di dedicarsi completamente a Dio solo.
Il 21 novembre 1726, è ordinato sacer-
dote e viene a contatto con la difficile realtà di
abbandono e di ignoranza religiosa dei pastori
dei dintorni di Amalfi. Il 3 novembre 1732, in Scala,
fonda la Congregazione del SS. Redentore. Nel
1762 è nominato Vescovo di Sant’Agata de’ Goti.
morte, fu preso dalla disperazione. Il demonio
mettendogli avanti gli occhi i suoi peccati, lo
tentava fortemente a disperarsi, tanto che
arrivò a fargli dire, che non voleva confessarsi,
né ricevere altro Sacramento, perché esso era già
dannato. Ma perché questo misero peccatore in
Muore a Nocera de’ Pagani, il 1° agosto 1787.
Sant’Alfonso veniva spesso molestato
dai demoni e lui stesso racconta che aveva il
seguente metodo per scacciarli: con grande
autorità faceva il segno della croce e ordinava ai
demoni di prostrarsi anche loro e di adorare
questo segno della Redenzione. Aggiungeva
poi le parole della Scrittura: «Perché nel nome
di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla
terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che
Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre»
(Fil 2, 10-11). Il Santo diceva sempre che “i
demoni non hanno la pazienza di ascoltare
queste parole e se ne volano via”.
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori scrisse
molto sugli Angeli e sull’Arcangelo Michele,
elencando i motivi di confidenza nella sua
potente intercessione e riportando alcuni
episodi: «Il P. Niremberg, nel suo libro su
S. Michele, narra di come il servo di un certo
gran Signore, che aveva condotto una cattiva
vita per molti anni, essendo giunto in punto di
mezzo alla sua cattiva vita non aveva smesso di
essere devoto e di raccomandarsi a S. Michele,
il Santo Arcangelo in quello stato di morte gli
apparve, e l’avvisò, ch’egli aveva pregato il
Signore per lui, e che Dio a sua intercessione gli
concedeva tre ore di vita, affinché si confessasse
e prendesse i Sacramenti. Allora il moribondo
ringraziando con lacrime il suo S. Arcangelo
che gli aveva impetrata questa grazia così
grande, chiamò il suo fratello, e lo pregò di
trovargli presto un confessore; il fratello subito
si avviò ad un Convento vicino di Domenicani,
e per la via mentre andava trovò due di quei
religiosi, i quali gli dissero, ch’erano stati
chiamati da persona non conosciuta per venire
a confessare il suo fratello e perciò si erano
mossi a venire. Sicché presumesi, che lo stesso
S. Michele fu colui, che avvisò i detti religiosi, e
li spinse ad andare; infatti vennero e l’infermo
si confessò con gran compunzione fra quello
spazio di tre ore, e morì dando molta speranza
della sua salute».