S
an Filippo Benizi
1233-1285
Si racconta che il titolo di “Nostra Signora
della Divina Provvidenza”, si deve a San Filippo
Benizi, quinto superiore dei Servi di Maria, che
invocando la protezione della Vergine un giorno
in cui i frati non avevano nulla da mangiare,
trovò sulla porta del convento due cesti pieni
di alimenti di cui non si seppe mai la provenienza.
Filippo Benizi nacque da una nobile
famiglia fiorentina nel 1233, giorno stesso in
cui i Sette Santi Fondatori ebbero la visione
della Madonna che li chiamava al suo servizio.
Filippo nelle intenzioni dei genitori doveva
essere un medico, e perciò gli fu prima asse-
gnato un buon tutore, poi venne mandato a
Parigi (dove gli zii Frescobaldi avevano relazioni
più onorevole in un’altra parte della medesima
chiesa, avvenne che anche tutte le immagini
che erano in chiesa si girassero verso il prezio-
sissimo corpo e, inchinandosi in atteggiamento
supplichevole, miracolosamente lo pregassero.
Nello stesso giorno tutta la città di Todi
fu riempita di un odore soavissimo proveniente
dalle sue sacre reliquie e avendo di nascosto i
mercantili), e infine frequentò l’Università di
Padova, laureandosi nel 1253. Rientrato a
Firenze, Filippo per qualche tempo esercitò
effettivamente l’arte del medico, ma insoddis-
fatto entrò nei Servi di Maria a Montesenario,
prima come fratello laico e poi come sacerdote
e quindi presbitero. Nel 1267 venne eletto
Priore Generale, restando in questo ufficio
fino alla morte. Governò l’Ordine con grande
equilibrio e umiltà, ne fondò il ramo femminile
con Giuliana Falconieri ed esercitò un’instan-
cabile attività organizzativa e pastorale. Tra i
numerosi miracoli compiuti in vita dal Santo
ricordiamo la guarigione di un lebbroso.
Filippo Benizi morì a Todi, in uno dei conventi
dell’Ordine, il 22 agosto 1285. Nel 1671
Clemente X ne ratificò il culto. Un’antica
cronaca racconta che «al tempo della sua
traslazione, quando i frati presero il sarcofago
in cui era stato posto il santissimo corpo da
una parte della chiesa per collocarlo in modo
frati aperto il sepolcro, fu avvertito chiaramente
da tutti quelli che accorrevano dalla città. E
infatti cinque ciechi fin dalla nascita, dopo
aver toccato le sante reliquie, riacquistarono
subito la vista nella meraviglia generale. Il figlio
di una vedova, morto in quel medesimo giorno,
portato al suo sepolcro, subito venne risuscitato.
Anche molti paralitici, zoppi e infermi, mentre
pregavano in chiesa nel giorno della sua tras-
lazione, furono guariti. Quanti infatti, infermi
e deformi, venivano al sepolcro dell’uomo di Dio,
tornavano alle loro case sani e contenti, ringra-
ziando infinitamente Dio. Bambini poi gridavano
di vedere con i propri occhi san Filippo e dice-
vano di vederlo sopra la chiesa. Migliaia e migliaia
di rondini, più bianche della neve, nello stesso
giorno vennero sulla chiesa e cantavano con i
frati le lodi del Signore. Erano Angeli di Dio
apparsi a lode e gloria di lui, perché tutti
sapessero sulla terra quanto grandi fossero i
venerandi meriti del glorioso Santo».