S
an Benedetto
480c.a.-547
Nel Libro II dei Dialoghi di San Gregorio
Magno troviamo narrata la vita di San Benedetto
Abate (ca. 480-547), che oltre ad essere stato
il fondatore dell’Ordine Benedettino e anche
Patrono d’Europa.
Vi è un celebre episodio, nel quale
il Santo vede degli Angeli che portano in
Cielo l’anima del Vescovo Germano appena
morto. «Una sera, mentre i fratelli dormivano,
Benedetto prolungò la veglia in attesa della
preghiera notturna, e in piedi, vicino alla
finestra, pregava. D’un tratto, fissando
l’occhio nelle tenebre profonde della notte,
scorse una luce scendente dall’alto che
fugava la densa oscurità e diffondeva un
chiarore così intenso da superare persino la
a Capua e si informasse, per poi riferire, che
cosa fosse successo al vescovo Germano.
L’ordine fu eseguito. L’inviato trovò già defunto
il reverendissimo Vescovo Germano, e,
informandosi delle circostanze della morte,
gli risultò che coincideva proprio con quel
momento nel quale l’uomo di Dio aveva
contemplata la sua elevazione al Cielo».
Infine Papa Gregorio dà la spiega-
zione di come San Benedetto avesse potuto
vedere l’intero mondo davanti a sé: «L’anima
San Benedetto da
Norcia, dettaglio all'af-
fresco di Fra Angelico,
San Marco, Firenze.
Antonio Bazzi. San Benedetto libera
un monaco dal demonio (1505),
Abbazia di Monte Oliveto.
luce del giorno. In questa visione avvenne
un fenomeno meraviglioso, che lui stesso
poi raccontava: fu posto davanti ai suoi occhi
tutto intero il mondo, quasi raccolto sotto
un unico raggio di sole. Mentre contemplava
con lo sguardo gli splendori di quella luce
smagliante, vide l’anima di Germano,
Vescovo di Capua, trasportata dagli Angeli,
raccolta in un globo di fuoco.
Volendo quindi avere un testimone
di questo mirabile prodigio, chiamò a gran
voce, ripetutamente, due o tre volte, il diacono
Servando. Questi, impressionato dalle grida
insolite di quell’uomo, corse su veloce, guardò
anche lui e poté vedere con meraviglia l’ultimo
affievolirsi di quella luce meravigliosa, mentre
l’uomo di Dio completava il racconto di quanto
aveva veduto, suscitando in lui profondo stu-
pore per il grande miracolo. Mandò subito
dopo a Cassino un messaggero al monaco
Teoprobo, perché nella stessa notte si recasse
del contemplativo, rapita nella luce di Dio si
eleva anche al di sopra di se stessa e quando,
sollevata in alto, riguarda al di sotto di sé,
comprende quanto piccolo sia quel che non
aveva potuto contemplare dal basso. L’uomo
di Dio, dunque, che fissava il globo di fuoco
e gli Angeli che tornavano in Cielo, non
poteva contemplare queste cose se non nella
luce di Dio. Non reca dunque meraviglia
se vide raccolto innanzi a sé tutto il mondo,
perché, innalzato al Cielo nella luce intellet-
tuale, era fuori del creato».