S
an Roberto Bellarmino
1542-1621
San Roberto Bellarmino
il grande Dottore della Chiesa, riguardo alla
presenza e all’assistenza degli Angeli nei confronti
degli uomini, afferma: «Gli angeli custodi
proteggono gli uomini da pericoli fisici e morali.
Nulla di ciò che riguarda gli uomini
può smettere di interessarli. Tutto ciò che, in
un modo o nell’altro, riguarda il nostro destino
eterno, li riguarda: lo scatenarsi dalle forze della
natura, attacchi animali, passioni, intrighi,
cospirazioni, guerre, tutto può esser oggetto di
un intervento deciso dell’Angelo, nel momento in
cui è in gioco il destino eterno degli amici di Dio».
San Roberto Bellarmino nasce a
Montepulciano il 4 ottobre 1542 da una ricca
famiglia. Sua madre è sorella di Papa Marcello II.
Nonostante i progetti su di lui della famiglia e
rinunciando a una carriera di onori e di successo,
nel 1560 entra nella Compagnia di Gesù. Dopo
aver studiato nel Collegio Romano, si perfeziona
in Teologia a Padova e a Lovanio. Nei primi tre
anni di vita religiosa, soffre di atroci dolori alla
testa. Nel 1570 è ordinato sacerdote. E’ talmente
portato per gli studi che la discussione della
sua tesi in Teologia dura tre giorni, ammirato e
stimato da un vasto pubblico. Nel 1576 diviene
primo titolare della cattedra di apologetica del
Collegio Romano, preparando soprattutto, gli
studenti tedeschi e inglesi che al ritorno nelle
loro patrie devono controbattere la Riforma
protestante. Tra i suoi studenti vi è anche
San Luigi Gonzaga, del quale diviene direttore
spirituale e che assisterà durante gli ultimi
istanti della vita. Dal 1592 al 1594 è Rettore del
Collegio. Si occupa in prima persona della
catechesi e si dedica alle opere di carità, non
tralasciando gli studi. Il Papa Clemente VIII,
nel 1597, lo vuole come suo teologo, esami-
natore dei Vescovi e consultore dell’allora
Sant’Uffizio. Nonostante sia malaticcio, in
seguito è chiamato a collaborare in quasi
tutti i dicasteri della Curia romana, tanto da
essere definito “il facchino della curia”. Vista
l’ignoranza che allora regnava in fatto di
religione non solo in mezzo al popolo,
ma anche nel clero, scrive il “Grande
catechismo” e il “Piccolo catechismo”, che
vengono diffusi ovunque.
Nel 1599, forse per allontanarlo da Roma
in un periodo di controversie, è nominato
Arcivescovo di Capua e creato Cardinale da
Clemente VIII. Rimane alla guida della diocesi
di Capua dal 1602 al 1605. Alla morte del
Pontefice, fa rientro a Roma e diviene teologo
ufficiale della Chiesa. Scrive numerose opere
apologetiche, pastorali, ascetiche e morali, tra i
quali “Le Dispute sulle Controversie della Fede
cristiana”. Per il suo impegno apologetico a
favore della dottrina cattolica, viene chiamato
“il martello degli eretici”. Negli ultimi anni della
sua vita prepara anche un’opera dal titolo “L’arte
del ben morire”, un modo per lasciare serena-
mente questo mondo. E’ amico e ammiratore di
Galileo, che invita alla prudenza e “a contentarsi
di parlare per supposizione e non assolutamente”.
Nel 1616 notifica personalmente a Galileo il
decreto del Tribunale dell’Inquisizione con il
quale gli viene proibito di sostenere come vera
l’ipotesi di Copernico. Muore il 17 settembre 1621.