Beato Enrico Suso
l Beato Enrico Suso era convinto
che le pene del Purgatorio potevano
essere già scontate su questa terra. Egli
scriveva: «In quale maniera l’uomo viene
maggiormente messo alla prova da Dio
per venire in tal modo maggiormente
glorificato, egli ricorda fra le vari specie
di sofferenze anche questo; alcune soffe-
renze vengono mandate da Dio all’uomo
nell’intento di risparmiargli anche mag-
giori dolori come accade a quelle persone
alle quali Dio permette di espiare quaggiù,
il loro Purgatorio con malattie, povertà
o altro, cosicché essi sfuggono alle
conseguenti pene del Purgatorio...».
Nel V capitolo del suo «Horologium
Sapientiae» che ha per sottotitolo:
«Quant’è utile al Servo di Dio aver molto
da soffrire in questa vita» . «La tribola-
zione è così salutare, che non c’è quasi
nessuno che si volesse sottrarre al suo
benefico influsso, sia egli un principiante,
o un progredito o un perfetto. La tribo-
lazione tira via la ruggine del peccato,
essa fa crescere le virtù e porta con sé
abbondanza di grazia. Che ci potrebbe
essere di più utile di questo tesoro?
Esso cancella i peccati, diminuisce il
Purgatorio, allontana le tentazioni, spegne
la passione, rinnova lo spirito, e fortifica
la speranza».
Nell’ «Horologium Sapientiae», il
Beato espresse la sua convinzione sul
valore della meditazione dei misteri della
Passione di Cristo. «Il Creatore della
natura non lascia disordine nella natura.
Però nemmeno la Giustizia divina lascia
impunita alcuna colpa e niente di cattivo.
Egli corregge convenientemente o in questa
o nell’altra vita ciò che è distorto. Cosa
credi che dovrebbe essere il castigo di
un peccatore colpevole di molti misfatti
che non ha riparato nemmeno la millesima
parte del suo debito e quindi dovrebbe
restare nei tormenti del Purgatorio fino a
che ha pagato, fino all’ultimo centesimo
del suo debito? Oh che infinitamente lunga
sarebbe la sua attesa! Quale continuo e
doloroso tormento, incommensurabile
tormento! Una penitenza più dura di
qualsiasi tortura terrena! Ora vedi come
uno può facilmente e presto soddisfare
ad un così grosso debito. Ciò lo può fare
colui che sa attingere dall’immenso tesoro
della Passione dell’Agnello innocente.
Questo tesoro, che è il più prezioso per
via della grandezza dell’amore, per la
dignità della Persona e per l’intensità del
dolore, è sufficiente, più che sufficiente!”.
Il Beato nacque a Costanza,
sull’omonimo lago, in un anno tra il 1293
e il 1303. A tredici anni entrò tra i
domenicani. Aveva diciotto anni quando
avvenne la sua conversione. Alcuni
confratelli gli insinuarono il dubbio che
non avrebbe potuto perseverare, ma il
Beato riuscì a proseguire nel cammino
intrapreso, nonostante l’isolamento in cui
venne posto. Approfondì a poco a poco
la sua concezione della Sapienza, che la
identificò con la persona di Cristo e amò
in lei il Verbo Incarnato, al quale la
sua anima si unì in mistiche nozze. Il
21 gennaio ebbe la prima grazia mistica:
durante una visione la sua anima
contemplò la «bellezza incomparabile»
e la «luce d’eterne delizie» dell’Eterna
Sapienza. Morì a Ulma nel 1366.
I